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Cultura - Antonia Monopoli

“La persona che ignora la propria duplice natura
funziona con una sola metà del suo essere”

Tratto dal Piccolo Manifesto Pangender di Mirella Izzo

 

Buona giornata a tutti.. sono Antonia, una Donna Transessuale.

Prima di entrare nel merito, vale la pena considerare un attimo il contesto in cui siamo ubicati in questo secolo…

Ci troviamo in un momento storico in cui le forme di comunicazione tra esseri umani si stanno trasformando e riducendo sempre più in termini puramente economici ed individualistici, facendo prevalere un concetto di comunicazione che si basa su presupposti illusori quali: denaro, profitto, immagine, ecc...; se poi sommiamo la velocità con il quale ciò accade, ci troviamo ad avere a che fare con un modello che produce sempre più situazioni di violenza, deleterio ed in netto contrasto con lo sviluppo crescente di una nuova civiltà umana proiettata al futuro. I fattori culturali sembrano essere diventati lo strumento con il quale forme di potere dettano il loro controllo, insinuandosi ed oltrepassando i limiti di ciò che è fisiologico e profondamente evolutivo nel ciclo vitale delle civiltà odierne. Oggi osserviamo, tra gli aspetti maggiormente sfruttati da questo tipo di sistema, l’uso della sessualità in senso distorto e deformato, che ne ha snaturato il suo decorso naturale attraverso metodi violenti e castrazioni imposte, rallentando così la possibilità di sviluppare nuove forme di relazione e di comunicazione, che, ancora oggi sono soggette a censure e pregiudizi dettati dalla paura. Quella paura del cambiamento fondata sul fatto che, per poter fare un passo evolutivo nella crescita di una nuova civiltà umana, bisogna mettere in discussione tutti quei codici, scale di valori, preconcetti che fino ad oggi sono date come verità assolute.

Quindi quale dovrebbe essere la funzione del sesso in una nuova civiltà umana?

Noi crediamo che il sesso sia una forma specifica di comunicazione umana, che ha a che vedere con le emozioni e con i sentimenti. L’argomento è molto culturale: ogni cultura difatti favorisce una forma di comunicazione sessuale e ne reprime altre. Ognuno ha le sue affinità e cercare di farne un problema morale o psicologico ha a che vedere con le credenze e valori sociali imposti e non con le nostre aspirazioni. Tutto questo per dire come un argomento così importante nello sviluppo umano abbia generato forme di tensione, vissute in modo contraddittorio e difficili da risanare, ma soprattutto distanti da noi stessi. Alcuni dei temi più rappresentativi del periodo attuale legati alla sessualità, che nonostante una forte censura culturale si sono distinti per un progressivo sviluppo evolutivo sono: i “ruoli” maschili e femminili ed il loro cambiamento, "l'orientamento sessuale” e “l'indentità di genere”  e il concetto di normalità, la donna che afferma se stessa e la propria autonomia etc. etc.

Quindi, la civiltà futura non potrà evolversi se non si ristabilirà un equilibrio nella cultura della sessualità, che in anni e anni ha subito censure, sfregi, castrazioni, fino a snaturare completamente la sua reale funzione fisiologica e quindi vitale.

Ma veniamo al titolo di oggi… maschile, femminile e pangender

Quello che dirò in questo Simposio è tratto dal documento del “Manifesto Pangender” di Crisalide Pangender redatto da Mirella Izzo.

Iniziamo, quindi, partendo dall’etimologia di questa parola… PANGENDER… Cosa intendiamo con la definizione “Pangender”?
La parola pangender non è un neologismo assoluto in quanto già usata in altre nazioni. Alcune definizioni si trovano, ad esempio, nella versione americana di Wikipedia .
Teoricamente, si sarebbe potuto usare il termine pangender identity, o panidentitàdigenere, ma la parola sarebbe stata poco comprensibile, mentre identità pangender avrebbe avuto un sapore identificativo di una specifica condizione.
Wikipedia internazionale, definisce la parola pangender con due diversi significati.

Il primo – relativo ad una specifica condizione individuale – si riferisce a quelle persone che sentono di appartenere ad entrambi i generi (maschile + femminile) in senso sommatorio oppure in senso intermedio (un punto fra gli estremi “maschio e femmina”). C’è però da dire che per queste condizioni esistono già altri termini più conosciuti, quali Two Spirits (Due Anime) mediato dall’antica tradizione Lakota e il più moderno genderqueer. Utilizzare il termine pangender con questa accezione ci pare quindi ridondante e inutile.
Il secondo significato dato da Wikipedia, invece, definisce una condizione generale. In questo caso pangender significa “tutti (pan) i generi (gender)”. Non a caso il “rimando” cui invia Wikipedia, è il sito dei Radical Faeries che – nella sintesi estrema – definiscono pangender come: tutti i sessi, i generi e orientamenti (sessuali)

In cosa differisce la nostra visione da quella dei Radical Faeries?

Per capirlo meglio credo sia utile spiegare le differenze fra alcuni termini che useremo spesso in questa relazione: sesso, genere, identità di genere, ruolo di genere, stereotipo di genere e orientamento sessuale. Vediamoli uno ad uno:

Cominciamo da quello forse più “conosciuto”, il Sesso: il sesso si divide in “maschile”, “femminile” e “intersessuato” (anche se quest’ultimo e sempre più raro e rimosso nelle leggi anagrafiche). Il sesso è considerato fondamentalmente in base alla combinazione che assumono i cromosomi “x” e “y” del nostro cariotipo (parte del genoma). Come sappiamo, la combinazione “xx” produce, di norma, una femmina biologica, mentre la combinazione “xy”, di norma, un maschio biologico. Altre combinazioni possibili della mappa genetica umana (ad esempio: “xxy”) sia d’altra origine (quindi con mappa genetica  “xy” o “xx”) danno luogo a diverse condizioni di intersessualità, che – in breve - generalmente presenta caratteri sessuali misti fra i due “sessi principali”.

I cromosomi sono quindi responsabili – con alcune eccezioni intersessuali - delle differenze tra i caratteri esterni di un individuo maschile e femminile, sia per quanto attiene i caratteri sessuali primari (gonadi differenziate in testicoli e ovaie), sia per altre caratteristiche fisiche, metaboliche, ormonali, e di predisposizioni caratteriali.

L’aspetto psicologico dell’appartenenza ad uno dei due sessi non è sempre correlabile alla mappa genetica, in quanto esistono altre dinamiche fisiche e psicologiche che intervengono a modellarlo. Per questa ragione, il sesso differisce soprattutto per modificazioni fisiche ed ormonali ed in particolar modo per l’aspetto procreativo. Esistono anche differenziazioni attitudinali di tipo psicologico date dalle diverse attività degli ormoni maschili e femminili. Se il sesso definisce in maniera netta il dimorfismo fisico, questo viene rappresentato solo in una piccola percentuale nel sesso psicologico. Questa è la ragione per cui, oggi, si tende sempre di più a parlare di “Genere” ed è anche la ragione per cui, l’indicazione del sesso come dato anagrafico, è sempre più messa in discussione per ogni aspetto che non riguardi la riproduttività.

Quindi ora vediamo che cos’è il Genere: il genere è l’aspetto sommatorio e di sintesi fra “sesso fisico” e “sesso psicologico”. Secondo una parte del movimento femminista, il Genere subisce anche influenze derivanti dalla cultura perché l’essere uomo o donna può risultare differente cambiando tempi e culture. Per questa scuola di pensiero, anche il genere, pur includendo e dando maggiore importanza al “sesso psicologico” della persona piuttosto che alla “sommatoria della mappa genetica”, tende a separare dualmente i generi in “maschile” e “femminile”. Secondo il movimento transgender ed un’altra parte del movimento femminista, invece, il Genere rappresenta un “continuum identitario” ai cui estremi opposti vi sono la figura del cosiddetto maschio identitario e della cosiddetta femmina identitaria. Proprio per questa ragione, l’influenza di fattori culturali non è ritenuta significativa per definire il gender (1) di una persona. Ciò non significa ignorarne l’influenza, ma - per evitare confusioni tra l’aspetto “identitario” e quello “culturale” - quest’ultimo viene diversamente definito con il termine “ruolo di genere”.

Se quindi il Genere è quindi un “continuum”, il posizionamento individuale al suo interno è definito con il termine “Identità di Genere”.

Ma cosa è l’ Identità di Genere?: l’identità di genere rappresenta la corrispondenza, o la non corrispondenza, fra sesso e genere. Quindi è la rappresentazione di sé, in un punto qualsiasi del continuum citato, a prescindere dal sesso biologico di appartenenza. Nella prassi comune, però, con “identità di genere” si intende la distonia totale tra sesso e genere delle persone dette transessuali o transgender, fino a diventarne sinonimo.
Questa definizione restrittiva è molto diffusa e differisce sostanzialmente nella visione pangender. L’Identità di Genere si riferisce all’aspetto identitario individuale ed “autoriferito” (ci si sente donne pur avendo corpo maschile, ci si sente uomini pur avendo corpo femminile, ci si sente uomini e si è sessualmente maschi, ci si sente donne e si è geneticamente femmine, ecc.). E come già detto poco fa il termine viene applicato quasi esclusivamente per indicare la persona “transessuale”. A sua volta la condizione transessuale (totale o comunque prevalente distonia fra sesso e genere) è considerata ufficialmente un disturbo psichiatrico che porta il nome di Disforia di Genere o Disturbo dell’Identità di Genere (DSM IV), equivalenti nella sostanza diagnostica.

L’Identità di Genere, in realtà, dovrebbe rappresentare il singolo posizionamento all’interno del “continuum” citato (inclusi gli estremi culturali di “maschio” e “femmina”), valido per chiunque. Una verità che il movimento trans gender (2) “proclama da più di 20 anni”, ma che solo recentemente è stata presa in considerazione, anche a causa dei continui riscontri scientifici che la teoria riscontra, in particolar modo nelle “neuroscienze” e nella Psico Neuro Immunologia.
La definizione del “sentirsi” donna piuttosto che uomo, non può non fare i conti con il Ruolo di Genere.

Arriviamo, quindi, al definire cosa sia il Ruolo di Genere: il ruolo di genere rappresenta per noi quello che in una società ed in un dato tempo, viene definito con espressioni tipo “cose da uomini” o “cose da donne”, riferito ad attività o comportamenti o modalità espressive, di vestiario, ecc... Il Ruolo di Genere è quindi l’unico fattore che può cambiare anche drasticamente, secondo l’ambito storico, antropologico, etnologico in cui vive la persona. Il Ruolo di Genere talvolta trova appoggi più o meno sensati in alcune predisposizioni dovute all’azione ormonale sessuale; ad esempio, affidare agli uomini lavori più “pesanti” trova una sua motivazione nella maggior concentrazione di “massa magra” (muscoli) e ad una più elevata “soglia del dolore”, dovuta all’azione del testosterone. Così come una maggior predisposizione a lavori di media fatica ma di maggiore dedizione e pazienza è riferita prevalentemente alle donne, per via della maggior resistenza all’impegno ed alla maggior sopportazione del dolore (nonostante la soglia sia più bassa) dovuta all’azione dell’estradiolo. Queste predisposizioni sono però relative. Nella realtà esistono donne con molta più massa muscolare di alcuni uomini e uomini con una maggior resistenza al dolore rispetto ad alcune donne. Per questa relatività culturale ma anche oggettiva, il “Ruolo di Genere” è stato talvolta messo in discussione. L’esempio storico più vicino a noi e calzante è rappresentato dal potere maschilista presente e dominante in tutte le società umane di ogni tempo, per via della maggior relativa aggressività e forza maschile. Dal ‘900 in poi, dove queste due caratteristiche hanno perso importanza rispetto ad altre come la resistenza lavorativa, l’intelligenza, l’intuizione, questo potere millenario è stato messo per la prima volta in discussione - in termini di “massa” - dal femminismo.

Se quindi i Ruoli di Genere trovano un “appiglio” in alcune predisposizioni relative, totalmente diverso è il discorso per quanto attiene gli Stereotipi di Genere.

Quando parliamo di Stereotipo di Genere parliamo di portare all’estremo le attribuzioni di “ruolo” riferite ai sessi, e le proprie regole secondo canoni estremamente rigidi e separati. Lo Stereotipo di Genere altro non è che il Ruolo di Genere usato in forma costrittiva, ammantato di moralismo, cui viene attribuito un senso etico e che viene spesso imposto, anche con la forza.

Diverso invece il concetto di Orientamento sessuale: sebbene molti passi avanti siano stati fatti a riguardo del Genere e dell’Identità di Genere, l’orientamento sessuale è rimasto come “sordo” ai cambiamenti. Mutano i Generi ma non la binarietà dell’Orientamento Sessuale: “eterosessuale” e “omosessuale” (cui si aggiunge la “bisessualità” che non rappresenta un terzo polo ma la sommatoria, parziale, prevalente, o omogenea, degli orientamenti “etero” e “omo”).

Ogni altra variazione (riferendosi sempre e comunque a sessualità consensuale adulta) è considerata una “parafilia”, termine asettico per indicare le perversioni. Secondo la nostra visione, l’Orientamento Sessuale dovrebbe essere considerato superato - perlomeno negli attuali termini - dalla nascita degli studi sul genere in poi, che non individuano più esclusivamente le polarità “maschio/femmina” ma una serie di posizionamenti intermedi individuali (quelli che abbiamo definito prima come Identità di Genere). Se esistono le persone transgender e genderqueer e sono, come tutti, persone sessuate e con capacità affettive, è evidente che l’uomo o la donna che inizieranno a preferire la persona transgender e/o genderqueer non dovrebbero essere identificati dagli orientamenti sessuali attualmente ammessi. Ulteriori sfumature esistono anche nell’alveo delle binarietà etero e omosessuale. Una lesbica mascolina (autodefinita butch) che desidera esclusivamente donne estremamente femminili (autodefinite: lipstick) non ha - secondo quanto abbiamo appena detto e sostenuto - un “orientamento” identico ad un’altra donna mascolina che si innamora esclusivamente di donne altrettanto mascoline. Nella natura binaria dei sessi tutte le sfumature si perdono e tutto viene forzatamente incluso nei due orientamenti sessuali riferiti al sesso genetico. L’orientamento sessuale quindi è restato impermeabile alle novità portate dal movimento femminista e transgender, nonostante le Associazioni gay e lesbiche si definiscano parte di un movimento anche di Gender (TLGB, dove  la T è appunto TransGender).

La stragrande maggioranza delle persone - incluse quelle di orientamento omosessuale - considerano, quindi, un uomo che si innamora o desidera sessualmente una transgender come “omosessuale represso” o “eterosessuale alla ricerca dell’esotico”, a seconda della formazione culturale di chi osserva. L’esistenza di uomini che, pur preferendo la persona transgender, mai si accoppierebbero agli uomini (piuttosto alle donne), è invece evidente a chiunque conosca la realtà oggettiva delle relazioni interpersonali fra “trans” e uomini (o donne). Facciamo dei banali esempi: donne che desiderano persone transgender MtF (3) o genderqueer